Descrizione
Per promuovere la conoscenza dei Beni Culturali sul territorio di Segni, la visita al Museo Archeologico diventerà più agevole e divertente attraverso l’utilizzo di una web-App per smartphone e tablet. In questo modo l’utente che entrerà nel museo potrà richiedere un tablet oppure scaricare l’App direttamente sul suo dispositivo (anche se di fascia medio bassa) e fruire quindi dell’esperienza virtuale del museo. L’App, completamente personalizzabile dall’utente, richiederà al suo avvio una “profilazione” per selezionare la lingua, il grado di interesse (esperto o informale) nonché il tempo a disposizione per la visita. L’App permetterà anche di accedere a contenuti audio (sotto forma di racconto), immagini, video e realtà virtuali nella modalità “macchina del tempo” o “finestra virtuale sul passato”. Sarà inoltre possibile partecipare a dei mini-giochi selezionando la modalità comunicativa “informale”. Grazie a questo metodo definito learning by doing si aumenterà la comprensione e soprattutto la memorizzazione delle informazioni. Una volta completato il percorso indicato, l’utente guadagnerà un badge da portare a casa grazie al quale potrà rivedere il percorso effettuato ed i contenuti culturali, condividere l’esperienza sui social network o farla vedere ad amici e parenti.
Finalità
Il Museo Archeologico è ospitato all’interno dell’antico Palazzo Comunale, costruito alla metà del XIII secolo e posto nel cuore del centro storico di Segni. La sua destinazione a spazio espositivo risale alla metà degli anni ’80, periodo in cui si avviò un programma di ricerca che portò a una vera e propria riscoperta della Segni antica, con l’individuazione e la valorizzazione di numerosi complessi archeologici della città romana. Il Museo venne aperto al pubblico per la prima volta nel marzo del 2001; l’allestimento era stato pensato per rendere comprensibile il significato di questi complessi nel loro originario contesto urbanistico e architettonico. Così, dopo una prima sala dove sono sintetizzate le ragioni geografiche, il divenire storico e le fasi pre-urbane della città, seguivano le sezioni dedicate ai principali temi urbanistici e architettonici, destinati a divenire all’esterno del museo altrettanti e suggestivi percorsi di visita: l’urbanistica della città romana e le sue mura, la piazza del foro, il grande complesso dell’acropoli, le tecnologie e le strutture destinate all’uso dell’acqua. Un ampliamento della struttura museale, che oggi copre una superficie di circa 400 mq, ha recepito nel percorso espositivo le novità scaturite dalla ricerca dei primi anni di vita del museo, pur mantenendo lo stesso criterio di allestimento. Per l’area urbana, una nuova sezione è dedicata al complesso ellenistico di Santa Lucia. Poi le testimonianze archeologiche dell’immediato suburbio e del territorio circostante la città antica, con gli importanti complessi di Tre Acacie e Colle Noce. Un settore è infine dedicato, come una sorta di museo nel museo, alla presentazione delle principali testimonianze archeologiche, storiche e architettoniche della città in epoca altomedievale e nella “rinascita duecentesca”.
Il programma di ricerche sulla città antica e medievale è ovviamente proseguito in maniera ininterrotta anche dopo il secondo allestimento del 2006 e le nuove acquisizioni aprivano le porte ad altre prospettive di lavoro. Sebbene la città di Segni era già considerata uno dei centri meglio documentati del Lazio e capace di offrire temi e prospettive di ricerca capaci di impegnare le più diverse discipline e metodologie, si è sentita la necessità di fare un ulteriore salto di qualità. In questa ottica è stata stipulata nel dicembre 2011 una convenzione di ricerche triennale fra il Comune di Segni – Museo Archeologico Comunale e la British School at Rome. Il progetto denominato Segni Project, per il triennio 2012-2014, era incentrato sullo studio delle due principali aree pubbliche della città, quella del Foro di età romana, l’attuale Piazza Santa Maria, e quella posta attorno al grande complesso architettonico del tempio di Giunone Moneta sull’acropoli della città. A questa si è aggiunta una terza area, conosciuta come Orto de’ Cunto o Prato Felici, anch’essa probabilmente in antico pubblica e dotata di caratteristiche tali che ne facevano ideale palestra per un progetto di ricerche di ampia durata. I risultati del primo triennio di ricerche sono stati assolutamente straordinari, capaci di portare alla conoscenza della storia e della topografia della città dalle sue origini al pieno medioevo enormi sviluppi. E proprio dal Segni Project e dai risultati che via via emergevano il Museo si è reso protagonista di quel fare archeologia a 360°, come è stato definito in più occasioni, organizzando manifestazioni ed eventi volti a coinvolgere non solo il pubblico degli “addetti ai lavori”, ma anche un pubblico molto più vasto, di tutte le età.
Questi notevoli risultati apportati dalla ricerca scientifica hanno contribuito notevolmente ad accrescere e in alcuni casi anche a riscrivere pagine della storia della città di Segni dall’antichità al medioevo, incrementando non soltanto le collezioni del Museo, ma anche ad arricchire già il nutrito patrimonio archeologico con complessi architettonici del tutto sconosciuti.
Queste nuove narrazioni, purtroppo non sono ancora entrate a far parte del percorso espositivo e di conseguenza i percorsi di visita in quella che abbiamo sempre definito come “città-museo” non sempre sono di facile comprensione.
Infatti, una volta usciti dal museo e catapultati dentro la città attuale, non è immediato riprendere quel filo magico con il passato, che pare spezzarsi a contatto con le numerose trasformazioni avvenute, le quali hanno finito spesso per soffocare o nascondere l’immenso valore e la grande attrattiva del patrimonio storico-culturale della città. Orientarsi tra i vicoli di Segni o nei dintorni delle sue mura nel tentativo di scovare i resti e le tracce di ciò che si è in precedenza percepito ed immaginato all’interno del Museo non è per tutti immediato. E anche quando si è dinnanzi ai resti più significativi quello che si riesce a percepire è comunque solo una piccola parte di una storia molto più ricca.
Quella appena descritta, che può essere considerata come una condizione comune a molti centri storici del Lazio e dell’Italia intera, trova a Segni dei connotati abbastanza particolari e molto profondi. Infatti, oltre ai complessi architettonici da sempre emergenti, che necessitano comunque di un supporto informativo, a Segni, data la particolare e intensa attività di studi e ricerche, molti monumenti o complessi archeologici sembrano essere nascosti dalla città stessa. È questo per esempio il caso del criptoportico del tardo I secolo a.C., di cui è visibile solo parte del muro esterno lungo via Lauri, mentre la parte più suggestiva e interamente conservata si trova all’interno di alcune cantine di proprietà privata. Altro caso è lo splendido mosaico policromo di età tardo repubblicana, scoperto a Piazza Santa Maria negli scavi del Segni Project 2012-2013, ora non più visibile per la decisione di un ripristino della viabilità della piazza, ma di cui si potrebbe sicuramente fornire memoria di questa eccezionale scoperta.
La ricchezza del quadro documentario e l’ampiezza delle problematiche storiche e archeologiche oggi offerte dalla città antica e medievale costituiscono un potenziale incredibile che, se sviluppato nella maniera corretta, può costituire un patrimonio veramente significativo ed un elemento attrattivo di primo livello avvalendosi di nuove tecnologie applicate ai Beni Culturali.
Quella che era una forte sensazione nata da una visita al Museo Archeologico e da una successiva passeggiata nella città per ammirare le meraviglie del passato si è poi trasformata in una certezza quando alcuni tra i principali esponenti cittadini impegnati nel settore ci hanno confermato che la nostra percezione era la stessa che avevano raccolto da diversi turisti e studiosi, e che loro stessi condividevano.
È nata così l’idea di sviluppare un progetto in grado di fornire uno strumento tecnologico in grado di valorizzare e promuovere la conoscenza dei Beni Culturali presenti sul territorio di Segni. Considerate le caratteristiche e le potenzialità degli elementi da descrivere si è individuata come soluzione più efficace quella che prevede l’utilizzo di una web-app per smartphone e tablet che dispongano un percorso interattivo e innovativo per rendere più accattivante e ampia la vita al Museo Archeologico, inserendo risultati e storie che nell’allestimento, fermo al 2006, ancora non entrano a far parte della suggestiva narrazione proposta dal percorso espositivo. Al tempo stesso questo percorso interattivo servirà ad agevolare la visita della “città – museo”. La natura profondamente innovativa dell’app è non solo dal punto di vista tecnologico, grazie ad un’ampia serie di caratteristiche, tra le quali spicca la capacità di veicolare contenuti complessi 3D anche su dispositivi di fascia medio bassa, ma anche per il concept comunicativo, messo a punto specificatamente per i beni culturali in collaborazione con esperti riconosciuti a livello internazionale. In particolare il software verrà sviluppato su una infrastruttura Open Source di libera circolazione creata e mantenuta dal Consiglio Nazionale delle Ricerche. Per meglio comprendere la dinamica di fruizione, si riporta qui un breve esempio. L’utente, una volta entrato dentro al museo, potrà richiedere un dispositivo tablet con cui fruire dell’esperienza virtuale museale. All’avvio dell’applicazione verrà eseguita una “profilazione” dell’utente per selezionare, non solo la lingua, ma anche gli interessi (visita esperta o informale) e il tempo a disposizione dell’utente per poter compiere il percorso di visita. L’applicazione risulterà quindi personalizzata sul turista che potrà iniziare a visitare i locali del museo. Laddove l’utente rimanga particolarmente colpito da alcuni reperti o pannelli verrà invitato a prenderli virtualmente con sé dentro a una “valigia del turista”(potendoli poi richiamare durante la visita all’interno del circuito cittadino). Raccogliere degli oggetti digitali come ad esempio gli acroteri di un tempio in terracotta oppure delle statue permetterà, durante il tour all’interno della città, di poter abilitare dei contenuti particolari che ricalcano gli interessi dell’utente. A titolo di esempio, raccogliendo il modello 3D della serie di terrecotte architettoniche del Tempio di Giunone Moneta presenti nella collezione museale, nel momento in cui si andrà sul sito della medievale chiesa di San Pietro sarà possibile richiamare una ipotesi ricostruttiva del Tempio ed essere coinvolti in un’attività ludica che consiste nel riposizionamento virtuale del manufatto all’interno della facciata del tempio ricostruito. L’app, in generale, permetterà di accedere a contenuti audio (sotto forma di racconto), ad immagini e video, ma soprattutto contenuti di realtà virtuale fruibili nella modalità “macchina del tempo” o “finestra virtuale sul passato”. Durante la visita nella città l’utente verrà guidato lungo dei punti di interesse dove, una volta posizionato sopra dei “segnacoli” (bronzine della dimensione di un sampietrino), potrà entrare dentro una finestra temporale e guardarsi intorno con il tablet e visualizzare come quel luogo come doveva apparire in epoca antica. A titolo d’esempio, davanti alla chiesa di San Pietro, sarà possibile visualizzare le fattezze del tempio ricostruito. Un aspetto peculiare dell’esperienza virtuale e la possibilità di inserire dei mini-giochi (qualora l’utente abbia selezionato una modalità comunicativa “informale”) in cui gli oggetti presenti nel museo possono essere ricollocati all’interno delle ricostruzioni virtuali. Questo approccio non solo aumenta la comprensione ma anche la memorizzazione delle informazioni culturali attraverso la metafora del learning by doing.
Avendo completato il percorso proposto dall’applicativo, l’utente guadagnerà un badge da portare a casa attraverso cui sarà possibile compiere diverse attività post-visita tra cui rivedere il suo percorso, poterlo condividere sui social network sotto forma di link, farlo vedere ad amici e parenti innescando delle dinamiche virtuose di raccomandazione a caldo dei contenuti culturali vissuti in prima persona. Una fase cruciale prevista all’interno del progetto è quella della valutazione dell’esperienza utente messa in campo dal Consiglio Nazionale delle Ricerche per comprendere se il prodotto multimediale riesce ad oltrepassare la soglia di attenzione da parte dell’utente e se riesce ad essere efficace sul breve e sul medio termine. In altre parole gli esperti del CNR andranno a fare una serie di valutazioni della user satisfaction della user interface è in generale della user experience per guidare da una parte lo sviluppo dell’applicativo stesso e dall’altra per fornire dei dati preziosi a coloro che dovranno pubblicizzare il prodotto multimediale culturale attraverso strumenti di “targetizzazione” degli “utenti tipo” per questa tipologia di esperienza. Questo particolare modus operandi è risultato particolarmente importante negli studi pregressi per affacciarsi in maniera efficace al mondo delle scuole, dei gruppi familiari e degli utenti eterogenei che si avvicinano spesso guidati da una generica curiosità al mondo del patrimonio.
Risultati
La Planarch ha da sempre come uno dei suoi core business le iniziative che riguardano la valorizzazione del patrimonio culturale. Grazie alla grande esperienza acquisita è riuscita in passato e riesce tuttora ad ottenere incarichi anche di notevole importanza in questo campo. La società è inoltre molto attenta a quello che è il mercato internazionale e ha operato ed opera tuttora in diversi paesi quali l’Albania, il Kossovo, la Palestina, Il Venezuela, la Repubblica Dominicana, il Libano, la Serbia, l’Etiopia, la Russia e la Romania. Il settore del cosiddetto Cultural Heritage è uno di quelli dove la società è più attiva, specialmente a livello internazionale, dove attualmente opera in diversi contesti e dove è anche molto attiva nella ricerca di nuove acquisizioni.
In particolare, nella situazione di mercato attuale dove, oltre alle considerevoli difficolta nel business domestico si è unita anche una crescente crescita dei competitors anche a livello internazionale, costituiti da società internazionali sempre più strutturate e realtà locali sempre più concorrenziali in termini di qualità e prezzi contenuti, il settore del cultural Heritage e comunque rimasto un fiore all’occhiello per le aziende del nostro paese che riescono ancora ad affermarsi grazie alle grandi capacità e competenze acquisite nel tempo.
Attualmente Planarch è impegnata, o ha da poco concluso, alcune commesse nel campo della valorizzazione del patrimonio culturale eseguendo attività sempre più articolate che, nell’ottica più recente, non si limitano più alla sola conservazione dei resti e manufatti ma includono sempre di più componenti legate allo sviluppo turistico.
Ad esempio in Libano si sta per concludere la fase realizzativa di un importante commessa che ha visto Planarch impegnata prima nella fase di progettazione ed ora nella fase di direzione lavori. Il progetto comprende una componente principale che riguarda interventi nel sito archeologico di Ballbek e nei siti archeologici di Tiro (Al Bass e City Site), tutti inclusi nella lista del Patrmonio Mondiale dell’UNESCO, e due componenti secondarie riguardanti il Castello St. Louis di epoca crociata a Sidone ed Il Mulino Esendemir di epoca ottomana a Tripoli. Insieme ad interventi di conservazione e consolidamento riguardanti tra l’altro i rinomati templi di Giove e Bacco a Baalbek ed importanti strutture nei siti di Tiro, oltre ai già citati Castello St Louis di Sidone e Mulino Esendemir di Tripoli, i progetti hanno riguardato anche numerose attività focalizzate alla valorizzazione dei siti ed al loro sviluppo turistico. Sono stati infatti realizzati tutti i percorsi turistici all’interno dei siti, inclusa la pannellistica riguardante sia l’orientamento che l’informazione dei visitatori, operazioni che hanno richiesto lo studio e l’ideazione di diversi circuiti in grado di rendere al meglio fruibile il sito ai visitatori anche a seconda delle diverse esigenze e preferenze. Importanti interventi hanno poi riguardato spazi espositivi all’interno dei vari siti. Così nel sito di Ballbek è stata curata un’ala del Museo del Criptoportico, oltre agli spazi espositivi nel Visitor Center ed alcune aree all’aperto dove per particolari gruppi dei moltissimi resti del complesso sono state create delle vere e proprie esibizioni, prima su tutte quella riguardante i giganteschi resti del Tempio di Giove posizionati su una parte del basamento del tempio stesso. Nel corridoio nord est del Castello St Louis di Sidone è stata prevista una piccolo spazio espositivo riguardante la storia del sito archeologico mentre per l’intero Mulino Esendemir di Tripoli è stata prevista una totale adibizione a spazio espositivo con il piano a livello stradale dedicato ad un museo etnografico della città ed il livello inferiore ad un vero e proprio museo del mulino stesso con incluse le ricostruzioni di alcuni dei vecchi macchinari e la rimessa in funzioni dei canali d’acqua. Dal punto di vista museale, comunque l’intervento più significativo del progetto è stato quello riguardante l’allestimento Museo Archeologico nel sito di Tiro Al Bass, che include un patrimonio di primo ordine derivante dai numerosi reperti rinvenuti nel sito archeologico e nei suoi dintorni, comprendente al piano terra l’esposizione di importanti sarcofagi, dei resti di una basilica bizantina, e dei ritrovamenti di un antico cimitero fenicio, e al piano superiore una vastissima mostra di oggetti di varie epoche.
Planarch ha da poco ultimato anche la progettazione per un’altra commessa all’estero riguardante la conservazione di edifici storici con funzione museale. In particolare il progetto, nella città di Pskov in Russia, comprende 2 componenti. La prima riguarda il cosidetto “Museu Quarte” e la seconda la Torre Pokrowskaya. La prima componente del progetto ha lo scopo di creare, appunto, il “Museum Quarter” della città di Pskov, in un’unica zona vicina ai servizi turistici. Il polo museale comprenderà tre strutture che fanno parte del patrimonio culturale della città: la Pogankiny Chamber, La Scuola di formazione artistica e professionale “Van der Vliet e la Polish Priest‘s House. La Pogankiny Chamber è un edificio del XVII secolo che comprende una vasta e pregiata collezione di icone, che costruisce l’elemento di spicco del museo, oltre ad altre suppellettili. La Scuola di formazione artistica e professionale “Van der Vliet” è un edificio del primo ‘900 che ospita una galleria d’arte, archivi, un laboratorio di restauro di dipinti, i dipartimenti di storia e arte del Museo statale di Pskov. La Polish Priest’House del XVII secolo, invece, dopo il suo restauro ospiterà una mostra dedicata alla lavorazione del ferro. La seconda componente del progetto, invece, riguarda la Torre Pokrovskaya, una costruzione risalente ai secoli XVI-XVII, considerata un monumento unico di arte militare e di difesa della città, inglobata in parte del muro della fortezza del Okolny gorod. Una volta restaurata la struttura ospiterà una mostra dedicata alla difesa di Pskov.
Planarch ha quindi sviluppato negli ultimi anni il settore riguardante la presentazione dei siti di valore culturale con un’attenzione particolare all’architettura museale ed al suo allestimento sviluppando un settore per cui aveva già da tempo una spiccata vocazione. Diversi interventi in passato hanno infatti riguardato il settore concernente gli spazi espositivi ed i centri culturali con progetti riguardanti, ad esempio, la sede provvisoria del Museo nazionale D’Abruzzo, il Museo del Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli, un edificio per mostre e la cultura a Cagliari, la sede del Centro Culturale Italiano ad Atene ed un centro culturale nella sede della VI Circoscrizione.
Queste ultime esperienze hanno contribuito ad incrementare il know how e le referenze della società che si occupa di tutti gli aspetti legati alla presentazione ed all’esposizione museale per quello che riguarda gli aspetti che possiamo definire “materiali”. Infatti Planarch si occupa della progettazione di tutto ciò che riguarda i percorsi per i turisti e la pannellistica fino all’architettura degli interni, inclusi allestimenti con vetrine, espositori, ricostruzioni, oltre agli aspetti legati all’impiantistica e all’illuminazione scenica. Tra gli spazi compresi ci sono ovviamente anche bookshop, caffetteria e sale per conferenze e videoproiezioni.
Quindi la società compre un campo molto vasto nel settore che però al momento si limita agli aspetti che in precedenza abbiamo definito come “materiali”. In un mercato che richiede competenze sempre più multidisciplinare e con un panorama internazionale vede le aziende italiane confrontarsi con società straniere con strutture che per specializzazioni e personale impiegato hanno dimensioni notevolmente superiori alle nostre, la possibilità di sviluppare competenze e sinergie in grado di allargare il raggio d’azione diventa di primaria importanza.
Così se da un lato Planarch si sta muovendo per sviluppare il settore legato alla pianificazione dello sviluppo sostenibile del turismo dall’altro vede in questa proposta progettuale una grande occasione per sviluppare le tecnologie digitali legate alla cultura.
Infatti, in quest’ottica si inseriscono perfettamente temi quali quelli legati alla realtà virtuale e alle realtà aumentata, oltre a tutto ciò che concerne le presentazioni e i musei virtuali, includendo lo sviluppo e la produzione e distribuzione di cross-media e la post produzione digitale.
Planarch ha già alcuni strumenti e del personale qualificato per taluni aspetti che riguardano la realtà virtuale ma tali capacità sono attualmente finalizzate ad usi oramai consolidati, quali l’ideazione e la presentazione di progetti o lo sviluppo di rilievi e ricostruzione storiche.
Lo sviluppo di attività più specificatamente legate all’utilizzo di tecnologie virtuali può sicuramente favorire la concorrenzialità di Planarch nel settore del patrimonio culturale, permettendo alla società di poter garantire un’offerta più completa e di maggiore qualità aumentando la competitività e la possibilità di acquisire nuove commesse. Questa maggiore competitività potrebbe permettere anche alla società di ampliare il raggio d’azione nel mercato internazionale puntando decisamente su nuove aree che attualmente sono in una fase esplorativa e d’approccio. Planarch, infatti, punta molto su aree geografiche quali il centroamerica, con particolare attenzione alle isole caraibiche, e l’Africa, oltre alle possibilità di sviluppo in Medio Oriente o ad un nuovo approdo in Asia. Attualmente Planarch riesce di frequente a prequalificarsi per gare nel settore del Patrimonio Culturale in queste zone (recenti sono alcune prequalifiche in importanti gare ad Haiti, Saint Vincent & Granadine, in Kenia) ma dalla partecipazione alle seguenti gare ristrette non sono ancora arrivate particolari acquisizioni. Crediamo che un potenziamento della qualità dell’offerta, come precedentemente descritto potrebbe portare ad un incremento delle commesse internazionali nel settore del Patrimonio Culturale di circa il 15%-20% con risvolti positivi anche per ciò che concerne il mercato interno.
Un altro importante vantaggio consisterebbe nel rafforzare la sinergia con il CNR che fino adesso non si è mai concretizzata in significative attività operative. La partecipazione in questo progetto con l’utilizzo delle importanti competenze dei consulenti che sarebbero a disposizione porterebbe alla società ed al suo personale un importante acquisizione di know how ed un conseguente affinamenti delle capacità che porterebbe sicuramente dei risvolti positivi anche per alcune attività che attualmente vengono svolte. Si giungerebbe infatti non solo alla familiarità ed all’utilizzo di differenti tipi di tecnologie che si basano sul virtuale ma anche ad un miglior impiego degli strumenti e delle tecniche attualmente già in uso. Per fare questo poi, Il progetto in questione, per sua stessa struttura, darebbe la possibilità alla società di acquisire nuovi hardware & software che completerebbero quindi nella sua totalità il potenziamento della struttura in questo nuovo ambito.
Si prevede inoltre, grazie alla realizzazione di questo progetto e al susseguente potenziamento della struttura di poter assumere un nuovo dipendente da impiegare per sviluppare il settore e di puntare alle nuove possibilità che si creerebbero sul mercato. Inoltre, in un’ottica ancora più ampia, si ritiene possibile un accrescimento ancora maggiore della società sia in termini di attività svolte che, conseguentemente, nel numero di commesse acquisite e di personale impiegato.